Il gruppo ”dei giovani di Don Nicola” saluta il loro prete
di Virginia Buonavolonta
Non è facile descrivere il sentimento che ha prevalso alla notizia della scomparsa di Don Nicola. Sarebbe sicuramente riduttivo dichiararsi sinceramente dispiaciuti o addolorati per la sua dipartita. In realtà è stato come riavvolgere il nastro e percorrere all’indietro almeno quattro decenni della nostra vita. Andare con la mente ai momenti più significativi della nostra formazione, ricordare le fasi più complicate della nostra crescita e poi esprimergli il senso più profondo della nostra gratitudine.
Oggi che tanto giovani non siamo, grazie a lui resteremo sempre il gruppo ”dei giovani di Don Nicola”. Quel gruppo che alla fine degli anni settanta, mentre in piazza esplodeva la rabbia e la contestazione per la domanda di una più equa ripartizione della ricchezza ed il sogno di un cambiamento radicale di una società che sembrava ignorarci, o peggio ancora respingerci, lui ci ha spalancato le porte della parrocchia di San Domenico e, nella sala delle riunioni che è diventata la nostra casa, ci ha permesso di confrontarci sempre apertamente, a volte aspramente ma mai, assolutamente mai in maniera sterile e oppositiva.
Ci siamo sparsi portando con noi un corredo genetico comune che ci ha permesso negli anni di riconoscerci come frutti di una stessa pianta. L’esperienza di quegli anni ha creato un rapporto di fratellanza indissolubile. Il dolore per la perdita di qualcuno di noi è stato ed è dolore di tutto il gruppo,
La morte di Don Nicola non è. Non muore chi ha contribuito a renderci migliori, chi ci ha consentito di non avvertire il senso della solitudine almeno fino a quando resterà nella nostra memoria il ricordo di come eravamo, il ricordo degli “anni belli” e la sensazione, incontrandoci, di poter tornare sempre a casa.