Sarà sempre troppo tardi

di Franco Bifano

Ginevra era una bambina di due anni, ed è morta per COVID. A nulla è servito il trasferimento d’urgenza in volo all’ospedale “Bambino Gesù “di Roma. E’ l’ennesimo caso di malasanità? No, è qualcosa di più grave. Questo è un caso di mancata sanità! La piccola aveva bisogno dell’Ecmo (macchina per la respirazione extracorporea). Non esiste però nella nostra Regione una struttura che abbia una terapia intensiva pediatrica che ne sia dotata. Lo sapevate? L’unica per il centro Sud è a Roma. Nell’ anno Domini 2022, la medicina d’emergenza-urgenza pediatrica in Calabria è affidata ai voli della speranza, con aerei dell’aeronautica, verso Regioni e ospedali meglio attrezzati.

Non solo, per quanto riguarda i bambini manca anche un reparto di neuropsichiatria infantile. Senza contare che i livelli essenziali di assistenza (Lea) sono da tempo sotto la soglia minima. Questo, nonostante la sanità assorba oltre il 60% del bilancio regionale e, come se non bastasse, paghiamo le tasse più salate (Irap e Irpef) proprio per disavanzo sanitario. Fateci caso, appena ci ritroviamo davanti a una nuova tragedia, immediatamente si parla della necessità di riorganizzare i servizi. Oggi, infatti, si dice che sarà riorganizzato il servizio di medicina d’emergenza-urgenza (e come no!), le solite promesse. Inutili chiacchiere, che il vento porta via rapidamente con il calare dell’attenzione sul dramma.


Intanto però i bambini colpiti da infezioni severe e complesse, nelle quali la rapidità delle cure appropriate è un fattore decisivo, non hanno ancora il diritto di essere curati tempestivamente ed efficacemente nei nostri ospedali. Una famiglia quindi è costretta piangere lacrime di un dolore insopportabile, e una comunità (Mesoraca ) deve rassegnarsi a perdere una bambina che forse avrebbe potuto salvarsi. Ora, ditemi quanti drammi siamo ancora intenzionati a sopportare? Vogliamo fissare un numero? Proviamo a darci almeno un limite, con la speranza che superato il quale si possa poi troveremo il coraggio per reagire.
Il cordoglio, mostrare vicinanza alla famiglia, proclamare il lutto cittadino sono segnali importanti, ma non più sufficienti. Occorre ben altro! Non si capisce (o forte sì) il perché siamo rassegnati ad elemosinare un diritto sancito dalla Costituzione.


Prima o poi dovremmo decidere (si spera) se continuare a girare gli ospedali con il cappello in mano, o, finalmente, rialzare la testa per rivendicare con forza i nostri diritti. Nell’attesa, è bene avere in mente che quando questo succederà (semmai succederà), sarà comunque sempre troppo tardi.