OPINIONE | Senza mestiere

DI GIUSEPPE DONATO

A poco più di tre anni dall’apparizione del manifesto ideologico di un noto paesologo, forse repentinamente omaggiato della cittadinanza onoraria, nel centro della cittadina presilana che ha dato i natali a illustri predestinati come Lucantonio Falcone e Vincenzo Padula, il gestore di una pagina blog acrese ha avuto la geniale intuizione di pubblicare una versione riveduta e corretta del messaggio originale, riuscendo nell’intento di mantenere inalterato il leitmotiv delle due provocazioni: l’apatia di chi resta, l’impraticabilità di un ritorno a parità di condizioni economiche, il bisogno viscerale di riportare a casa chi aveva le competenze per restare.

Sono queste tre condizioni, secondo il mio modesto parere, a dare un senso alla nuova provocazione, rigorosamente formulata nel dialetto locale per godere di un appeal più istrionico e votato all’acchiappa like. Quasi come un dardo scagliato in pieno petto che lascia senza fiato per la violenza con la quale raggiunge l’obiettivo di evidenziare il nonsense della lamentela fine a sé stessa: Non c’è nessuno, ma tutti sono a casa.

È la satira intelligente, che costringe a pensare e magari a rimuginare sul non detto o non fatto per scongiurare quanto evidenziato dalla sagace inventiva dell’autore. È il genere di satira che mi ispira e spesso mi riporta alla mente un’espressione a me cara sulla cui paternità non dovrebbero esserci dubbi, malgrado la mia tendenza a condividerla con chiunque riesca a sopportare per più di tre minuti il mio incontrollabile eloquio: per la stragrande maggioranza degli italiani la Calabria è equiparabile ad un attraversamento pedonale; ci passi sopra per raggiungere o lasciare la Sicilia senza possibilità di fermarti a guardare cosa ti circonda. 

La ragione per la quale finiamo per imbottigliarci in quella che sembra una strada senza uscita è facilmente individuabile nella difficoltà a raccontarci: abbiamo più di 800 km di coste e ci ritroviamo a sponsorizzare lautamente una pista di pattinaggio nella metropoli per eccellenza del settentrione d’Italia!

Come puoi pretendere che migliaia di giovani, piegati sui libri per una ventina di anni almeno, restino abbarbicati alle promesse dei senza mestiere che popolano l’universo della politica e occupano strategicamente le caselle del sistema dirigenziale che ha in mano le sorti dell’intero territorio nazionale dal più piccolo comune alla più sconfinata metropoli?

Ecco che la provocazione insita nella frase “non c’è nessuno, ma tutti sono a casa” prende forma e si rivela per quello che realmente vuole evidenziare: attesa/apatia, partenza/rassegnazione al non ritorno, assenza/necessità di riscatto.

Alla certificazione inoppugnabile del classico nemo propheta in patria fa da contraltare il più folkloristico ogni scarrafone è bell’a mamma sua, a significare che troppo spesso l’assenza dei cervelli in fuga non viene colmata con altrettante menti eccelse, con un saldo negativo di competenze che aumenta esponenzialmente quando ci si ritrova davanti a ritorni dettati da insostenibili esigenze economiche piuttosto che dalla possibilità di spendere le proprie competenze a favore del territorio da cui si era partiti.

Le soluzioni per riuscire a superare lo stallo narcolettico in cui ci si è impantanati, anche a causa del costante spopolamento del meridione d’Italia, dell’inverno demografico e del conseguente progressivo invecchiamento della popolazione, restano sempre le stesse:

  1. Individuare la vocazione del territorio ed eventuali marcatori identitari che dovrebbero risultare attrattivi per generare flussi turistici in grado di garantire/aumentare i livelli di occupazione (itinerari urbani ed extraurbani, visite guidate, attività artigianali facilmente replicabili).
  2. Investire su servizi, incubatori di piccole e medie imprese, imprenditoria giovanile e femminile.
  3. Programmazione e destagionalizzazione: superare i limiti imposti dalle festività e dagli eventi fortemente stagionalizzati.
  4. Riunire gli operatori commerciali in grado di offrire una gamma di servizi ricettivi, ristorativi e ricreativi sotto un unico marchio/consorzio per abbracciare a 360° la domanda turistica a breve/media/lunga permanenza. 
  5. Comunicazione efficace: raccontare il territorio e la relativa offerta turistica per generare curiosità e favorire la domanda.

Cinque suggerimenti, come le dita di una mano. Una mano aperta che accomuna nell’atto di salutarsi chi parte e chi resta.

Cinque suggerimenti sicuramente non semplici da mettere in atto ma assolutamente necessari per poter dire: Sono rimasto ma non sono un resto!

Giuseppe Donato