Tradizioni in Calabria, le polpette di carnevale
Fritte o al sugo, non importa come. Le “polpette di Carnevale”, rappresentano sicuramente una delle tradizioni per celebrare la festa più popolare e più grassa dell’anno.
Le polpette, in calabrese pruppette, purpette ed in alcune zone vrasciole, sono, in generale, uno dei punti fissi della cucina calabrese. Piatto emblema della domenica calabrese in famiglia, o da portare nelle gite fuori porta, a Carnevale questo assume anche un significato celebrativo che viene da lontano e racchiude dentro se il fascino dei ricordi, dei profumi e delle tradizioni “made in Calabria”.
Le “purpette di Carnevale”, un tempo venivano preparate in corrispondenza al periodo della macellazione dei maiali, con le famiglie calabresi che avevano quindi a disposizione la carne dell’animale macellato da poco. La carne, andava consumata prima dei quaranta giorni di astinenza, digiuno e preghiera che iniziano dopo il martedì grasso e che conducono alla Pasqua.
Preparate a base di carne suina, le polpette carnevalesche possono trovarsi sulle tavole dei calabresi, sia nella versione fritta che in quella al sugo: in quest’ultimo caso vi è anche la gustosa possibilità di fare la “scarpetta” con il pane (possibilmente appena sfornato).
In passato per la preparazione delle polpetta di Carnevale si utilizzava anche la carne delle soppressate che venivano sbriciolate o quella “du sadaturu”, cioè la carne del suino tritata e conservata sotto sale, nel tipico vaso realizzato in terracotta, ed utilizzato per la salamoia.
Le polpette sono talmente amate da ogni calabrese che non manca neppure la loro declamazione in versi: ‘A purpetta, gioia mia, è ‘na cosa ca ti dicrìa. Ti la ‘mbucchi ppe gulìa e cci canti lu cucurucù.