Potatura degli alberi ad Acri, FdI: «Lavoro privo di regole e improvvisato»

DI FRATELLI D’ITALIA (CIRCOLO DI ACRI)

Dopo un attento confronto con alcuni addetti del settore/agronomi condividiamo quanto segue

L’Amministrazione Comunale di Acri, nel centro urbano, in via calamo sta predisponendo una drastica azione di capitozzatura e stroncatura di alberi monumentali, cresciuti in oltre 30 anni.

Il lavoro di potatura viene effettuato da personale, a dir poco improvvisato, che viene impegnato, in barba a qualsiasi forma di salvaguardia dell’incolumità dello stesso, in modo privo di regole che non tutelano la salute delle piante.

Per la soluzione del caso del “famoso cipresso” sono state impegnate delle ditte altamente specializzate nel settore, investendo moltissimi soldi. La potatura del viale arborato, per risparmiare, si effettua in economia.

Detto viale è sicuramente una ricchezza e non un problema per la cittadinanza, dal momento che non c’è pericolo di caduta degli alberi.

Oltre a costituire una ricchezza paesaggistica, gli alberi sono dei fondamentali alleati della lotta all’inquinamento, sono produttori di ossigeno e sono fissatori della CO2.

Gli alberi, e per questo non è necessario consultare degli esperti agronomi, ma degli anziani contadini oppure solo collegarsi ad un sito internet che tratta l’argomento, si potano nel periodo do riposo vegetativo che va dal mese di novembre alla prima metà di marzo.

Diversamente, potare gli alberi quando sono in fioritura o in crescita vegetativa provoca seri danni derivanti dalla diminuzione di fotosintesi clorofilliana diventando molto più vulnerabili all’attacco di parassiti o malattie fungine con grave rischio di seccume per gli stessi.

Per non provocare danni agli alberi si deve eliminare massimo il 20/25 percento della chioma, soprattutto nel caso di alberi monumentali, filari storici ed esemplari di pregio ambientale.

Gli esemplari drasticamente potati, a lungo andare, possono deperire, essere colpiti da stress vegetativo, attacchi patogeni e seccume.

La pratica della capitozzatura, attraverso l’eliminazione di gran parte della chioma, necessaria alla sopravvivenza dell’albero, produce moltissima legna da ardere e questa potrebbe essere l’unica giustificazione dell’operato di un’Amministrazione molto miope.

Chi decide questo ingiustificato intervento, di gravità ambientale, in modo autoritario e del tutto unilaterale, si assume una grossa responsabilità nei confronti di tutta la collettività e della futura generazione.