OPINIONI | Vincere facile
Di FRANCO BIFANO
Siamo fortunati, viviamo in un territorio che potenzialmente non ha niente da invidiare ad altri posti più “rinomati” Anzi, forse sono propri gli altri che ci guardano con occhi di chi guarda l’erba del vicino e la vede sempre più verde. Non ne siete convinti? La mia è un’affermazione ardita? Allora, parliamone. Intanto, per incominciare, vediamo come siamo posizionati geograficamente. Se da una parte siamo praticamente “attaccati” alla Sila nella quale, non dimentichiamolo, si respira l’aria più pura d’Europa (si, d’Europa!), dall’altra la nostra estensione territoriale arriva praticamente a uno tiro di schioppo da Corigliano Calabro quindi al mare. Ne consegue che abbiamo a “portata di mano” non solo il mare (e sarebbe già tanto) ma anche laghi silani, piste da sci, funivie , una riserva di pini secolari, il Parco Nazionale, e, come se non bastasse, siamo circondati da boschi da favola, acque limpide e da una biodiversità incredibile. Mica male no? Se a questo aggiungiamo che siamo anche un popolo accogliente, ricco di tradizioni e di cultura, e che abbiamo tra i nostri concittadini un Santo e un Beato il curriculum è di tutto rispetto, non vi pare? Eppure, qualcosa non torna. Nonostante tutto questo “ben di Dio”, non riusciamo ad essere attrattivi. Non solo per i turisti, ma nemmeno per gli imprenditori. Persino i nostri giovani che vanno all’università per acquisire competenze, per formarsi, quasi mai decidono di ritornare. Perché?
Bella domanda! Probabilmente, se interpellassimo dei professionisti che si occupano di turismo, ci sentiremmo rispondere perché mancano le infrastrutture, che la viabilità non è adeguata, che siamo carenti di strutture recettive, che non abbiamo un’offerta e una promozione adeguate. Se lo chiedessimo ai nostri ragazzi che escono dalle università, molti di loro pragmaticamente ci direbbero che non possono tornare perché non trovano occasioni di lavoro e quando le trovano, o sono sotto pagate o sono di “pertinenza” di qualche amico degli amici. Se ponessimo invece lo spinoso quesito a un politico presumibilmente ci sentiremmo dire che il nostro è un territorio difficile aspro, afflitto da mille problemi che non ci sono risorse sufficienti, che lo spopolamento, non solo intellettuale, riguarda tutto il Sud. In tutti i casi otterremmo risposte certamente amare, ma in alcuni casi solo parzialmente veritiere. Quindi, cosa fare? Non so voi, ma io penso che si possa fare, e anche molto. Intanto, si potrebbe partire dal dato acquisito, ovvero che il nostro territorio ha delle ottime potenzialità. Ad esempio, nel settore agricolo molte aziende sono in crescita perché stanno innovando e diversificando i loro prodotti con un occhio sempre più attento alla qualità. Altre (troppo poche ancora) hanno già da tempo intrapreso la strada del biologico, una visione lungimirante che non può che portare lontano. Ecco, questa è una vocazione (forse la più importante) del territorio che, attraverso una visione più ampia e meglio articolata, potrebbe portare alla produzione di nuovi prodotti dal “carattere identitario” e dalle caratteristiche uniche. Prodotti pronti a raccogliere la sfida di nuovi mercati sempre più esigenti. Sarebbe un primo passo importante per la creazione di nuovi posti di lavoro. Bisognerebbe intervenire e anche celermente per fermare questa “emorragia” di giovani che si professionalizzano ma restano al Nord. Magari investendo su di loro. Sì, ma come? Ci vorrebbero delle idee! Non so voi, ma io qualcuna interessante l’avrei. Quale? Si, va bè, allora vi piace vincere facile.