OPINIONI | Smemorati!
DI FRANCO BIFANO
Ci sono notizie che meriterebbero più spazio e un maggiore approfondimento sia sui giornali che in televisione, ma non succede. Eppure sono notizie che interessano le famiglie; spesso di tratta di provvedimenti i cui effetti sono destinati ad incidere in maniera rilevante sulla vita dei cittadini. Ad esempio, per il 2024 il Governo ha tagliato 400 milioni di euro al Fondo per le persone con disabilità. Altri 10 milioni sono stati tagliati dal Fondo nazionale per l’infanzia e l’adolescenza. Tutti soldi destinati alle famiglie, alle quali paradossalmente viene chiesto di fare più figli. In compenso però si scopre che sono stati stanziati due milioni di euro per potenziate lo staff del Ministro dell’Agricoltura Lollobrigida (wow!!). Per capirci, quel genio che ha detto che i poveri mangiano meglio dei ricchi o che ha fatto fermare un treno per effettuare una sosta come sua personale esigenza. Mancanza di risorse o questione di priorità?
Comunque, anche quando i soldi ci sono, non va meglio. Infatti, è stato rinviato di due anni l’acquisto di apparecchiature sanitarie di nuova generazione (Tac, Risonanze Magnetiche, Ecografi digitali) che consentirebbero diagnosi più precoci o comunque più dettagliate pur essendoci più di un miliardo di euro di fondi del PNRR disponibili. Così, siamo condannati ad aspettare fino al 2026 per avere le nuove apparecchiature, mentre le liste di attesa si allungano e gli ospedali si intasano per le legittime richieste di cura dei cittadini. Campa cavallo!
A proposito di sanità, la SIMEU (Società Italiana di Medicina dell’Emergenza e Urgenza) fornisce un dato di una tristezza infinita. Ogni anno in Italia ben diciottomila anziani muoiono in pronto soccorso 24 ore dopo l’arrivo. Sono persone fragili, spesso malati cronici, pazienti che in ben 24 ore dall’arrivo non hanno avuto un posto letto in un reparto adeguato. Così la loro storia finisce su una barella di un pronto soccorso, da soli e privati del conforto dei propri familiari e di un posto letto in un reparto.
Questa è l’ennesima conferma, se mai ve ne fosse bisogno, di un sistema sanitario sempre più “malato” che, nel terzo millennio, non riesce a fornire ancora risposte adeguate alle richieste di assistenza dei cittadini.
Neanche la drammatica esperienza del COVID sembra essere servita a molto. Tutti i pomposi proclami, le altisonanti promesse e gli impegni assunti si sono rivelati (ahi noi!) solo colossali prese per il culo. Nessun investimento è stato messo in campo, né per il potenziamento della medicina territoriale né, tantomeno, per l’indispensabile aumento del numero di medici e infermieri. Anzi, dopo la loro iniziale “santificazione” in fase pandemica, il personale sanitario è stato lasciato solo, vittima spesso di vessazioni e violenze da parte degli esasperati pazienti. Medici, infermieri e pazienti si ritrovano così a dover combattere con i mille problemi di una sanità sempre di più accompagnata sulla via del coma irreversibile da una classe politica (Dio ce la conservi in gloria!) inadeguata, insipiente, se non addirittura “allettata” da chi vuole una sanità sempre più in mano ai privati.
Possibile che non riusciamo proprio a ricordarcelo quando poi andiamo a votare?