Lo sviluppo di Acri dipende dalle arterie stradali.

di Francesco Foggia

Ad Acri, in Via Aldo Moro, c’è una rotonda stradale dalla quale inizia il nuovo tracciato della SS 660 per bypassare il tratto in frana dell’originario percorso, fonte di tante tribolazioni per gli acresi.
A ridosso di questa rotonda c’è un cartello della Provincia di Cosenza, Settore viabilità e manutenzione del territorio, sul quale si legge: “Lavori di ammodernamento SS 660, località Chianette, Interventi di completamento e realizzazione impianto di illuminazione galleria Salice SS 660”.


Fra le varie voci elencate (Stazione appaltante; Impresa; Importo contrattuale; Responsabili del procedimento; Progettisti; ecc. ecc.) c’è anche la consegna lavori (13 dicembre 2018) ed i giorni contrattuali per la loro ultimazione (300 giorni naturali e consecutivi): quindi, entro il 2020.
Purtroppo, non è stato così ed i cittadini di Acri sanno che intense precipitazioni atmosferiche farebbero riattivare il fenomeno franoso sul vecchio tracciato (versante SW di Serra di Buda) con conseguente blocco della circolazione automobilistica da parte dell’Anas, come avvenne circa 22 anni fa (Amministrazione di Angelo Rocco).
A quel tempo, gli acresi per recarsi a Cosenza erano costretti a percorrere, con la propria auto, la strada interpoderale Schito-Vagno o, se utilizzavano il trasporto pubblico, a transitare per S. Sofia d’Epiro! Impensabile e dannoso il provvedimento, ma accaduto e potrebbe ripetersi.


Un sindaco o un’amministrazione comunale è in rappresentanza dei cittadini, quindi deve farsi forte delle richieste della propria popolazione, per ottenere dagli organi istituzionali provinciale e regionale risposte adeguate alle problematiche sociali. In questo compito, il supporto migliore ai rappresentanti locali viene proprio da una cittadinanza attiva e partecipe. Che ben vengano, allora, gli apporti di singoli o di gruppi per denunciare e risolvere la penuria idrica, per avere un’efficiente sanità, un miglior servizio di raccolta differenziata, ecc. o, in ultimo, per rimuovere i “lacci e lacciuoli burocratici” al fine di migliorare la carente viabilità. Si comprende bene che lo spopolamento di Acri dipende dai fattori propri di un territorio interno e di montagna, la cui economia è legata anche alla mobilità dei suoi abitanti, permessa o ostacolata dalla rete viaria.
Gli acresi si rivolgono, allora, agli OO.CC. (amministratori di Acri, compresi) per chiedere la funzionalità della SS 660 e la ripresa dei lavori della Sibari-Sila, fino al loro completamento.
(Francesco Foggia)