ASTIO DI RITORNO E PUMMAROLA ‘NCOPPA.

di Angelo Sposato

La mediocrità, certamente, è il taglio dei tempi in corso ed essa si moltiplica attraverso sempre più canali dove manifestarla. Prendendo ad esempio i social network, Umberto Eco aveva ragione nell’esprimere che essi abbiano dato voce “a legioni di imbecilli”. Ma è pur vero, anche, che altri luoghi covino mediocrità ed imbecillità. La classe dirigente e la sua servitù, la politica, la televisione e gli intellettuali, per non parlare di scrittori, artisti e musicisti. In un posto circoscritto come Acri, Facebook non fa altro che amplificare il dire di piazza con le sue ataviche componenti di supponenza, odio, invidia, sufficienza. Solo questo, però, è il contenuto in uno sguardo poco attento e poco colto di quanto, invece, sia complessa la metodologia dell’espressione libera seppure, talvolta, guidata dalle emozioni. Nel fasciare tutta l’erba insieme, si trascura, ad esempio, una lettura fondamentale sull’acresità, ovvero il testo di Fortunata Piselli, “Emigrazione e parentela”. Oppure quello di Oscar Greco, “Emigranti e ribelli”, dove affrontare alcune criticità di una più ampia calabresità. Per tornare ad Acri, chi o cosa si può permettere di giudicare, tout court, o censurare i suoi abitanti che attraverso Facebook riescono a dire la propria sulla città, senza che si vada troppo a sindacare le motivazioni con facile cialtroneria da superficialismo? Bisognerebbe, forse, differenziare tra sensibilità, coscienza, interesse personale ed attenzione massificante e massificata. La cialtroneria è quella entità terrena che porta a non riflettere sulla presenza, poco tempo fa, di Franco Ambrogio ad Acri, proprio perché si hanno lacune e superficialismo sulla storia contemporanea locale. Comunque sia, dalla moltitudine bisogna saper discernere non con piglio da avvocatura, ma con quello inteso verso il dare più che ricevere. In conclusione, se Acri è in declino ed affondamento necessita capire le responsabilità nella totalità, senza assolvere e deresponsabilizzare i referenti del proprio individualismo. La mia provenienza popolare non mi farà mai buttare, gratuitamente, fango su chi, magari o come esempio, lavora dodici ore al giorno e trova un momento per sfogarsi su Facebook, nel tentativo di restare vivo in questo diffuso suicidio con l’asfissia di un cerchio e cerchie chiusi.