ACRI: TARI esorbitante, è rivolta

Le vibrate proteste dei commercianti contro un livello di tassazione insostenibile ha acceso i riflettori anche sul carico fiscale che grava sulle famiglie.
L’attenzione è resa ancora più marcata da alcune incongruenze che nascono nelle cartelle dei tributi.
Negli ultimi quindici giorni dell’anno gli acresi hanno avuto ben quattro scadenze che si riferiscono a tributi comunali: Tasi, Imu, Tari e Servizio Idrico Integrato. Di queste, tre avevano l’unica data del 16 dicembre.
Al di là dell’ingorgo creato dalle scadenze ravvicinate, vi sono problemi legati agli importi dei consumi, con uffici comunali letteralmente presi d’assalto.
Il sindaco Nicola Tenuta ha spiegato a più riprese che la situazione finanziaria del Comune, che danza pericolosamente tra dissesto e predissesto, ha imposto di alzare al massimo le aliquote.
Per quanto riguarda l’acqua, al di là dei consumi effettivi, la quota minima raggiunge vette piuttosto alte e molti hanno disattivato i contatori “di servizio”.
In questi giorni la polemica riguarda la Tari, cioè il tributo sulla raccolta dei rifiuti.
Intanto anche la consegna delle cartelle, affidata a un servizio privato, non è stata esente da critiche. Tuttavia sono gli importi a generare allarme.
Nel calcolarli non è stato tenuto conto di alcuni fattori e questo ha permesso che la stessa famiglia, solo per fare un esempio, possa aver ricevuto una cartella superiore nella propria casa in Sila, dove magari trascorre una settimana all’anno, piuttosto che nella residenza abituale in città.
Ancora, chi vive fuori dai confini comunali e magari viene ad Acri solo per le ferie estive, si è visto recapitare importi prossimi ai quattrocento euro.
Insomma non si è tenuto conto della effettiva produzione di rifiuti, anche perché il medesimo nucleo familiare non può contemporaneamente abitare ad Acri e in Sila, sempre per seguire gli esempi che rendono meglio il concetto.
C’è poi la questione legata alle scadenze. Le cartelle vengono distribuite in questi giorni e non tutti ancora le hanno ricevute.
Chi vuole pagare seguendo le date indicate dal Comune si accorge che la Tari, nel suo importo complessivo o nella prima rata, andava pagata il 16 dicembre scorso, cioè un mese fa.
Sono troppe le cose che non tornano e, dopo quello delle partite Iva, che hanno costituito un comitato, è verosimile che si apra un fronte anche delle famiglie, il cui disagio ha già raggiunto le dimensioni di un fenomeno sociale piuttosto allarmante.

Piero Cirino
Da “Il Quotidiano del Sud” del 17-01-2015.