Unità Operativa COVID 19 nell’Ospedale di Acri: potenziamento o ulteriore demansionamento?

di Tullio Laino e Antonella Abbruzzese

La necessità di fronteggiare l’emergenza covid sta costringendo le strutture ospedaliere alla riconversione di reparti, precedentemente dedicati ad altre attività, al fine di ospitare malati bisognosi di cure. Anche il Presidio Ospedaliero acrese sta  subendo la riconversione del reparto di chirurgia in reparto covid, per ospitare malati COVID 19 a basso rischio. Il passaggio non è di poco conto, considerato che  con il D.C.A. N.64/2016, di riordino della rete ospedaliera, dell’emergenza/urgenza e delle reti tempo-dipendenti,  intervenuto a modificazione del  D.C.A. N. 30/2016, il Presidio Ospedaliero di Acri è stato classificato come Ospedale di zona disagiata, funzionalmente aggregato all’Ospedale Spoke di Corigliano-Rossano. 

Il decreto 64/2016 prevede che  in questa tipologia di strutture occorra garantire un’attività di medicina generale, di pronto soccorso dedicato,  con la conseguente disponibilità dei necessari servizi di supporto,  di una chirurgia generale ridotta, di un ambulatorio oncologico funzionalmente collegato all’UOC di Oncologia dell’Ospedale Spoke di riferimento. In dettaglio,  secondo tale Decreto,  gli ospedali di zona disagiata devono  essere dotati di: un reparto di 20 posti letto di medicina generale, con un proprio organico di medici e infermieri; una chirurgia elettiva ridotta che effettua interventi in Day Surgery (un regime di ricovero che non prevede pernottamenti: l’ingresso, l’intervento e la dimissione avvengono nello stesso giorno) o eventualmente in Week Surgery (prevede un ricovero di non più di 5 giorni), la copertura in pronta disponibilità, per il restante orario, da parte dell’equipe chirurgica, al fine di garantire un supporto specifico in casi risolvibili in loco; un pronto soccorso presidiato da un organico medico dedicato all’Emergenza-Urgenza.

Il Decreto elenca ulteriori elementi che caratterizzano questa tipologia di strutture, ma quello che preme sottolineare è la necessità della presenza di una chirurgia, seppure con funzioni limitate, all’interno di questa tipologia di rete  ospedaliera. Dunque, la mancanza dell’attività chirurgica, seppure in elezione,  farebbe venir meno il requisito, previsto dal Decreto Ministeriale N°70 del 02 Aprile 2015,  per la classificazione, già mortificante, del P.O. di Acri quale  ospedale di zona disagiata e creerebbe una diaspora irreversibile di dotazioni umane e tecnologiche.  L’equipe chirurgica, per motivazioni di ordine clinico ed organizzativo, non potrà essere utilizzata in Unità Operativa per pazienti Covid a basso rischio, mentre le dotazioni strumentali della stessa articolazione chirurgica, una volta avvenuta la dismissione delle attività, andrebbero ridistribuite in altre Unità Operative chirurgiche dei PP.OO. dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza. Per tali motivazioni, chiarito che si è in presenza di un processo di riconversione di posti letto di degenza ordinaria in posti letto Covid per pazienti a basso rischio, come previsto dall’articolo 2 del Decreto – Legge N°34/2020 , dalla Circolare Ministeriale N°11254 del 29 Maggio 2020 e dai DD.CC.AA. N°91/2020, N°103/2020, N°104/2020, non verificandosi l’implementazione di nuove articolazioni assistenziali di degenza,  dettate dall’emergenza pandemica, occorre rilevare come siano imprudenti ed immotivate le esternazioni trionfalistiche degli amministratori locali, che, evidentemente, non hanno compreso appieno  gli effetti dirompenti  di tale riconversione, la quale comporterà, per effetto, un ulteriore demansionamento del P. O. “Beato Angelo” di Acri, con ulteriore penalizzazione, in termini assistenziali, per le popolazioni afferenti al bacino di utenza. La collocazione del “Beato Angelo”  è quella dell’Ospedale di Base, con Pronto Soccorso autonomo, Osservazione Breve Intensiva, Emoteca, discipline medico/chirurgiche ed attività di supporto diagnostico.