UNA SPERANZA LUNGA UN VIAGGIO

di Vincenzo Ritacco

Nella serata del 4 Gennaio 2016 ha avuto luogo la prima rassegna di cineforum organizzata dall’ associazione “L’ Alternativa” presso la sala “ Padre Giacinto da Belmonte” del Convento dei Frati Cappuccini di Acri, gentilmente concessa da quest’ultimi.
La prima dell’evento ha visto la proiezione del film “Terraferma” per la regia di Emanuele Crialese, uscito nella sale nel 2012 e candidato nello stesso anno ai premi Oscar nella categoria “Miglior film straniero”.
Il tema affrontato nella serata è stato quello dell’emigrazione, che purtroppo ancora oggi rappresenta un’importante emergenza sociale.
Hanno partecipato all’incontro i ragazzi del centro d’ accoglienza “La casa di Abou Diabo”, quali testimoni diretti del fenomeno migratorio che li ha portati nella nostra comunità.
Il momento più intenso si è tuttavia vissuto durante il dibattito instauratosi a seguito la visione del film, quando le testimonianze delle tragiche esperienze vissute dai ragazzi del centro hanno suscitato attimi di forte emozione tra i partecipanti; lo stupore suscitato dalla grande forza dimostrata da questi giovanissimi ragazzi nell’affrontare un viaggio rivelatosi apocalittico, si è contrapposto alla rabbia scaturita dal pensiero per cui, in una società quale nostra, fondata sul rispetto del diritto alla vita, ancora oggi si permettano le ormai ricorrenti traversate della morte tra le onde del mare.
E’ bastato un attimo di riflessione sulle loro parole per poter percepire quanto sia profondo il loro amore per la vita, ed i sorrisi dispensati dai loro volti, nonostante le avversità subite ed i tanti affetti persi durante il cammino, rappresentano al meglio quello per cui hanno lottato ed alla fine ottenuto: la pace.
Il centro d’accoglienza di Abou ha dato loro l’ opportunità di ricominciare una nuova vita lontano dalla violenza e dal dolore, ed avere nel territorio acrese una realtà così nobile è motivo di orgoglio cittadino.
Il quesito più dibattuto a fine serata è stato tuttavia il seguente: è giusto che il prezzo per ottenere una vita dignitosa sia così alto?