Umanità e stile in Giuseppe Fiamma

di Massimo Conocchia

La scomparsa di Giuseppe Fiamma, per tutti il Professore Fiamma, mi ha suscitato un dolore profondo e, al tempo stesso, ha aperto in me una luce come quella lasciata da un scoppio scintillante.

Delle sue qualità d’intellettuale rigoroso, studioso appassionato, ricercatore meticoloso e preciso, molto si è detto e scritto in questi giorni. A me piace mettere in luce la sua profonda umiltà, unita a uno stile di vita sobrio e aperto verso gli atri, che faceva del Professore una persona speciale.

Mi capitava spesso di incontrarlo, era straordinaria la sua capacità di accogliere sempre l’interlocutore con un sorriso, mai di circostanza, semplicemente era il suo modo di porsi. Anche in politica, com’è stato acutamente sottolineato, era un Signore d’altri tempi e, non a caso, raccoglieva consensi in maniera trasversale.

Figura rara d’intellettuale poliedrico e non settario, ci ha lasciato un patrimonio inestimabile, sia sul piano della ricerca storico-letteraria – penso ai suoi studi sul Padula, su Lucantonio Falcone e tanti altri – sia su quello socio-antropologico, con i suoi “Studi di geografia umana”. Notevole è stata, ancora, la sua produzione poetica, dalla quale traspare un animo sensibile, permeabile a ogni aspetto del vissuto, capace di mettere in risalto aspetti dell’intimo umano che non infrequentemente commuovono e infiammano per l’afflato che ne traspare. Non una poesia sociale, dunque, ma versi pulsanti d’amore e di una spiritualità non comune o di facciata. Gli affetti più cari, che si trattasse della figura materna o  paterna, piuttosto che del fratello scomparso, arrivano al lettore con una forza tale che quelle figure finiscono per appartenerci, in virtù di un’energia, l’amore, che è universale. Straordinaria è la lirica dedicata a una delle nipoti, nella quale descrive la capacità della piccina di inventarsi un linguaggio di gesti per sopperire alla perdita dell’udito del nonno, suo compagno di giochi.  Fiamma era aperto ad ogni aspetto della realtà: sappiamo benissimo che la Calabria – e Acri in particolare – ha occupato un posto privilegiato nel suo cuore e nella sua mente e ciò perché essa gli rivelò le magiche potenze ed armonie della natura, ben riflesse nelle sue opere, attraverso le quali egli ci ha lasciato un messaggio di simpatia e di empatia e una testimonianza artistica che non sarà facile eguagliare.

Ma l’eredità più grande del Professor Fiamma sta nella grande lezione di stile di vita che lascia: un intellettuale serio e rigoroso, aperto e privo di odio. Non concepiva acredine o rivalità. Quel sorriso era l’espressione più grande di un animo nobile, un galantuomo d’altri tempi, che amava il prossimo suo come se stesso. Buon viaggio Professore! Se esiste un Regno dei Cieli, se lo goda, ne ha pieno diritto!