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Quando vai via da Acri…

da un post Facebook di Angelo Bianco

Quando vai via da Acri porti con te due cose, la voglia di ritornare e le supressate e se hai ancora spazio nella tua valigia, allora, aggiungi anche i buccunotti, io, alla nutella, con le mie scuse ai puristi acritani che non ammettono altro che la mandorla o la marmellata ma ho tre bambine golose e questa è una buona scusa e più non dimandare.

È stata una vacanza brevissima, lo sapevo, ma abbracciare mia madre, mia sorella, rivedere un po’ dei miei amici, ritrovarne intatta l’amicizia, respirare il profumo dei ricordi, vale e varrà sempre il prezzo del biglietto.
C’è un’altra cosa che sapevo, succede ogni volta, è la tristezza che nasconde e muove l’arrivederci.

Il lavoro, la famiglia, la vita di tutti i giorni ci impegnano nel tempo che, purtroppo, non ha un tempo sicuro per la promessa che ci sarà un altra volta. C’è sempre una ragione in più che rimanderà l’appuntamento e capita che tutto sarà, allora, per dopodomani, lo prometto, e intanto il tuo tempo scorre e sei già a domani.
È nella logica delle scelte di vita che abbiamo fatto ma bisognerebbe ricordarsi che la mamma non è eterna e una telefonata una tantum non ne rende il valore della carezza, bisognerebbe capire che l’amicizia è una pianta che ha necessità di essere curata non solo dal ricordo, non bisognerebbe, soprattutto, illudersi che il tuo dopodomani è sempre certo ed è inutile scegliersi l’amuleto migliore.
Smetto di pensare, non voglio essere triste, ci penserò, lo prometto, lo facciamo sempre, da ogni volta che ripartiamo.
Ritorno in treno, scelta antica, è stata sveglia moderna, la tratta è quella di sempre, Paola-Pisa, senza più la stazione che non ricordo più, senza più il treno del sole e i suoi bene/maledetti strapuntini che non dimenticherò mai, senza più l’università e i suoi esami da temere, che sono ancora il mio incubo ricorrente, Anatomia Umana in primis, non ci sono più nemmeno i capelli da sistemare con il gel, che mi riportano ad un’età che comincio a non sopportarne l’evidenza.
Rimane la nostalgia che è senza tempo ma anche le supressate e i buccunotti, sorrido, la valigia si chiude a fatica ma non serve lo spago per tenerla ferma, è moderna anche lei come la sveglia, serve solo una promessa e non sarà mai antica: arrivederci paese mio, ciao Acri

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