OPINIONI – Impressionismo acrese
DI GIUSEPPE DONATO
Non vi era alcun dubbio sul fatto che a raccogliere l’invito a raccontare Acri in maniera più convinta non potesse mancare il significativo apporto del cronista fattosi macchina fotografica ancor prima di diventare giornalista pubblicista. Ciccio per gli amici, Francesco Roberto Spina per l’anagrafe, ha pensato bene di risolvere il problema della cittadina affetta da una rara forma di visibilità a periodi alterni omaggiando il centro presilano con puntuali scatti capaci di suggerire una sorta di impressionismo acrese, per la gioia degli appassionati dell’arte fotografica che, a prescindere dal dispositivo imbracciato, scorrazzano per mari e monti in cerca di suggestioni da immortalare. Sia chiaro, prima di catturare il potenziale turista e convincerlo a sobbarcarsi l’ascesa dalla costa ionica o attraversando la valle del Crati, è necessario che qualcuno si dedichi a renderla interessante la suddetta ascesa, magari profilando scenari di indubbia bellezza che racchiudono come in uno scrigno magico la città di S. Angelo d’Acri. Si potrebbe descrivere il pozzo piezometrico che domina la risalita lungo la valle del Mucone come una moderna Torre di Babele, costruita dalle popolazioni che abitano al di là del fiume, per raggiungere un’entità capace di sollevarle dall’isolamento che volontariamente o meno le attanaglia ogni qualvolta le intemperanze atmosferiche decidono di abbattersi lungo i costoni che delimitano l’unica via di comunicazione per raggiungere velocemente il centro cittadino. Si potrebbe raccontare della dispettosissima creatura che i residenti chiamano Ominiello, la quale con instancabile costanza interrompe l’erogazione idrica nei periodi più bui, costringendo gli stanziali a periodici sacrifici che si rendono necessari per placare l’ira dello sprezzante folletto. Ma si dovrebbero soprattutto descrivere le ambientazioni più interessanti, ammantandole di quel fascino discreto che soltanto dall’unione di sacro e profano, antico e moderno, spettrale e celestiale, trae origine e si sprigiona come le faville che animano uno scoppiettante caminetto acceso, desideroso di raccontare la trasposizione acrese del mito di Narciso, narrando delle gesta di una fanciulla che indispettita dalle insistenti avances maschili dettate dalla gradevole conformazione anatomica di una specifica parte del corpo, volle prenderne visione sollevandosi la veste e specchiandosi nelle acque raccolte in una delle vasche di una nota e frequentatissima fontana cittadina, finendo oggetto di scherno per aver omaggiato gli astanti con l’inaspettato spettacolo. E per solleticare la curiosità dei turisti più desiderosi di avventure urbane corroborate da impegnative camminate nei centri storici, ci si potrebbe inoltrare attraverso il dedalo di cavarelle e scurtaturi, descrivendoli come antichi portali per viaggiare nel tempo, raggiungendo dapprima Palazzo Sanseverino-Falcone e a seguire la maestosa Basilica di S. Angelo d’Acri, panoramico punto di osservazione per ammirare lo spettacolo del nucleo abitato che si dipana dalla Torre Civica lungo la collina che piacevolmente declina verso la sottostante valle attraversata dalle acque del Mucone e quindi, ingolositi dall’eterea visione, lanciarsi nell’insidiosa discesa verso la casa natale di Lucantonio Falcone per elevarla a gradevole prologo della corposa risalita verso la piazzetta delle caggiarole, ai piedi della scalinata della chiesa di S. Maria Maggiore in Padia, storico quartiere animato dalle colorate manifestazioni degli artisti locali e prezioso custode della restaurata Torre Civica, civilmente contaminata dalla presenza della scultura Antimatter_Stone, ingombrante eredità ascrivibile al circuito promozionale del Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto, filosofia ampiamente introiettata nel nucleo urbano come certificato dalla concessione della cittadinanza onoraria al poeta e paesologo Franco Arminio. Non mi resta che continuare a confidare nella sensibilità artistica dell’amico Ciccio, sempre puntuale nel descrivere, per immagini, realtà come quella acrese che altrimenti finirebbero ostaggio delle descrizioni imprecise di approssimative guide turistiche come una nota app sperimentale, recentemente introdotta e basata sull’autoapprendimento applicato all’Intelligenza Artificiale, che alla domanda se conoscesse o meno Acri si è prodigata nel fornire una risposta quasi convincente e tuttavia fallace nell’aspetto gastronomico che vedrebbe ‘nduja e soppressata come prodotti tipici della gastronomia acrese: madanova mia…