OPINIONI | Il gesto sacro

Di Franco Bifano

Venerdì 19 è una serata fresca, generalmente in linea con le tipiche serate autunnali, eppure siamo a maggio, quindi in primavera inoltrata. Non è normale.

Al mio arrivo a Palazzo Sanseverino-Falcone sono ancora in pochi quelli che hanno già preso posto nell’ampio salone che ospiterà l’incontro con Franco Arminio. Non mi sorprende, considerato che ho scelto di arrivare in anticipo rispetto all’ora d’inizio.  L’appuntamento con il poeta, che torna ad Acri nell’ambito della quinta edizione del Siluna fest, rientra fra quelli considerati di “nicchia”.  Tuttavia, non di rado si scopre che gli appassionati che seguono il “paesologo” arrivano anche da fuori Regione.

Sul palco solo un tavolo, una sedia e un microfono. Una scenografia essenziale che sembra voler preannunciare un incontro informale, una sorta di dialogo con il pubblico. Con il passare dei minuti, i posti vanno via via riempiendosi. Molti vengono occupati da giovani, è un buon segno! Un gruppetto, scoprirò successivamente, arriva da Cosenza. Se l’amore per la poesia e per la lettura si potesse trasmettere geneticamente, come accade per alcune caratteristiche fisiche, vivremmo certamente in una società migliore, certamente meno insensibile.

Il legame di Franco Arminio con Acri, di cui è cittadino onorario dal 2019, è palese ricorda il Sindaco Capalbo. Il poeta ama però anche molto la Calabria, non lo nasconde e questo, come sostiene lui stesso, gli procura persino qualche rimprovero quando è ospite di altre Regioni. E’ convinto che  la nostra terra sia ricca di potenzialità, destinata quindi nei prossimi anni a diventare un polo di attrazione. Come dargli torto! Viviamo in una terra benedetta da Dio ma maltrattata e, sistematicamente, violentata dall’avidità degli uomini nelle sue stesse potenzialità: bellezza e fertilità.

L’inizio dell’incontro è sorprendente. Il poeta legge i nomi dei Comuni della provincia di Cosenza, sono 150. Li elenca tutti uno per uno, con calma e senza fretta, quasi a voler prendersene cura. Sono in ordine alfabetico, quindi si va da Acquaformosa a Zumpano, passando per Rocca Imperiale e San Nicola Arcella. Del resto, l’amore per paesi si vede anche nei piccoli gesti, nelle piccole cose. Comincia così un viaggio attraverso luoghi e territori, tra poesia e narrazione. Un itinerario nel quale il pubblico non ha un ruolo passivo, anzi, ne diventa protagonista in alcuni momenti sul palco, in altri dal proprio posto. Un percorso suggestivo in un susseguirsi di sensazioni, emozioni fino a alla scoperta del Sacro minore (titolo del suo ultimo libro) che – secondo Arminio – è tutto quello che ci circonda e accade ogni giorno sotto il sole. L’errore è quello di non vederlo o non saperlo guardare. Guardare con la consapevolezza che quello che accade sotto i nostri occhi ha una sua solennità, è il gesto più sacro che si possa compiere.

Guardare senza avere una “visione” è un po’ come essere ciechi e non saperlo.