Il coprifuoco

DI SALVATORE PALUMBO

Gli Acresi sono sempre stati un popolo di lavoratori, pur di poter lavorare emigravano al nord ed all’estero, lasciando la propria casa, la terra e gli affetti. “Sacrifici”, per poter creare una famiglia e/o dargli un futuro migliore, ma lontano da essa. Purtroppo ancora oggi questo evento non si è modificato, giovani che se ne vanno perché qui non trovano “spazio” oppure perché non vengono valorizzati per quelle che sono le loro capacità. Si assiste ogni giorno ad un “pezzo di Acri” che va via per tornare, nel migliore dei casi, in ferie ad Agosto. Alcuni rimangono, ma non hanno vita facile, chi lavora tramite un esercizio commerciale vede ridursi progressivamente il numero dei clienti, (perché diciamocelo, i clienti degli Acresi sono gli Acresi), non riusciamo ad importare persone dai paesi vicini tranne qualche sporadico “viandante”.
Avevo già fatto notare in un consiglio comunale che alcuni cittadini di Acri, (giustamente, vedendo l’operato dell’amministrazione), preferiscono spostarsi nei comuni vicini per trascorrere le loro serate.
Per cercare di risolvere questo “problema” non è stato eseguito nessun intervento, ANZI! L’amministrazione ha contribuito ad intensificarlo.
Mi riferisco all’Ordinanza n. 613 del 3 Luglio 2020, che fra i tanti divieti ed obblighi, impone ai pubblici esercizi la chiusura alle ore 01:00, nel periodo estivo compreso tra il 15 giugno–15 settembre nei giorni Venerdì, Sabato e Domenica.
Il flusso delle persone che si recano in altri luoghi per trascorrere le serate, aimè, risulta essere una delle principali criticità che contribuisce allo spopolamento di Acri, questo si acuisce ancor di più in estate, quando fortunatamente gli emigrati tornano nel loro paese natio ma una buona parte di essi, soprattutto giovani, preferiscono percorrere 30/40 km piuttosto che rimanere qui.
Visto il periodo di chiusura domiciliare dovuta al Covid-19, vista la voglia dei cittadini di ricominciare e visto anche il bisogno dei pubblici esercenti di lavorare (perché ancora lavorare è un diritto), l’amministrazione avrebbe dovuto dare maggiore elasticità per le ore di apertura così da favorire i commercianti, e nello stesso tempo intensificare i controlli riguardanti le norme post Covid-19. L’amministrazione avrebbe potuto e dovuto favorire la “normalità” invece si fissano altre limitazioni come se il virus prima dell’una di notte dormisse per poi risvegliarsi e punire chi non rispetta il “coprifuoco”.

Salvatore Palumbo

Salvatore Palumbo