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AL PEGGIO NON C’E’ MAI FINE

Di Anna Vigliaturo

Qualche anno fa, in concomitanza con l’inizio della mia esperienza di consigliere di opposizione, iniziò nei miei confronti un attacco che andò avanti per circa 3 anni e che per certi versi (a seconda delle situazioni e della convenienza di alcuni) è ancora in atto. Fiumi di parole, articoli, manifesti, post, commenti, conferenze stampe contro chi aveva governato per appena 3 anni, colpevole di avere amministrato in un periodo in cui iniziavano a diminuire i trasferimenti dello Stato per spese correnti, in cui la funzione della Corte dei Conti diventava sanzionatoria, in cui si parlava per la prima volta di piano di riequilibrio. La sottoscritta senza sottrarsi al suo ruolo istituzionale, rimaneva in consiglio, collaborando per quanto possibile al riconoscimento dei debiti fuori bilancio ed alla stesura del piano di riequilibrio al fine di scongiurare il dissesto. Mentre altri si dileguavano; mentre molti puntavano il dito contro, perché probabilmente faceva comodo restringere il campo e addossare responsabilità gestionali e amministrative a pochi, la sottoscritta, sempre studiandosi tutti i documenti, sedeva in consiglio per ore a subire i soliti “attacchi bassi” che le piovevano addosso da più parti, ingiustamente e senza che nessuno dei predecessori (anche ex colleghi) spendesse una parola che andasse nella direzione di fare chiarezza e far comprendere le ragioni effettive della grave situazione in cui versavano le casse comunali. Tutti scappavano e si nascondevano dietro a chi non si è mai sottratta al confronto con gli “avversari politici” e soprattutto al confronto con la gente, dietro a chi è stata sempre coerente non ad una bandiera in quanto tale, ma agli ideali che quella bandiera rappresentava. Ideali di impegno, equilibrio, solidarietà e rispetto verso tutti, fiducia nelle istituzioni e nelle persone. Grande è la delusione nel constatare che questi stessi valori purtroppo non appartengono invece a molti che si affollarono a sostenere l’attuale sindaco in vista delle elezioni del 2017. Da destra e manca, tutti a sostegno di un annunciato cambiamento che avrebbe spazzato via il marcio, ristabilendo così legalità e trasparenza. Peccato (o forse fortuna…) che la bacchetta magica che avrebbe dovuto provocare questa rivoluzione è stata talmente magica che alla fine sta provocando un effetto contrario rispetto a quello annunciato.

La magia sta nel fatto di avere rivelato la vera valenza politica di molti che hanno sostenuto l’attuale sindaco. Dopo la luna di miele durata appena un anno, è iniziata la rivoluzione. Rivoluzione che non ha risparmiato nessuna categoria. Amministratori che vengono defenestrati, consiglieri che cambiano posto in consiglio, cittadini pentiti di avere dato fiducia ad alcuni piuttosto che ad altri, giornalisti che si attaccano e vengono attaccati in modo squallido, liberi cittadini che non possono esprimere le proprie opinioni perché vengono ripresi e minacciati, colpi bassi che esulano dalla politica e che invece sanno di vendetta personale, insomma non manca proprio nulla. Stiamo scivolando verso una deriva che in tanti vedono, ma che nessuno pare sia in grado di frenare.

Davvero Acri merita tutto questo? Davvero noi acresi meritiamo questo? In fondo quello che sta succedendo era prevedibile. Inutile dire che io lo sapevo, non serve dire che molti lo sapevano, che le premesse non erano le migliori, inutile ricordare che molti erano stati messi in guardia e nonostante ciò ci sono dovuti andare a sbattere contro per rendersene conto. Per quanto molte cose mi fanno piacere perché confermano quello che già sapevo, allo stesso tempo non posso gioire per la deriva e il degrado politico, sociale, morale e culturale che vedo. Non è nella mia natura speculare sulle tragedie altrui, così come non fa parte del mio modo di essere speculare sulle “disgrazie politiche” di questa amministrazione, disgrazie provocate solo ed esclusivamente da chi amministra, che tra l’altro non accetta critiche, opinioni e pareri diversi e che invece ama circondarsi di teste “vuote”; che continua a sostenere un Presidente Regionale che in due anni non ha mosso un dito per il nostro territorio (i finanziamenti per l’edilizia scolastica non sono certo frutto della generosità di Oliverio!!); che dovrebbe sentire gli umori della gente; che dovrebbe frenare alcuni “istinti” che stanno portando la sua stessa amministrazione ad un “suicidio politico” che è sotto gli occhi di tutti e che nessuna apertura potrà scongiurare. Quando, subito dopo il primo turno elettorale, lanciai l’idea delle larghe intese, di cui ero profondamente convinta perché visto lo scenario politico poteva essere un momento per ripartire con l’aiuto di tutti, ricordo che contro tale proposta si schierarono i dieci consiglieri “già eletti” con un articolo inquietante sia nella forma che per la foto che lo accompagnava, forti del fatto che avevano già conquistato la “poltrona” di consigliere. Il tempo, poco tra l’altro, mi ha dato ragione. L’apertura di oggi conferma che in politica come nella vita paga molto l’umiltà rispetto alla convinzione di essere arrivati, paga anche e soprattutto l’impegno e la consapevolezza di lavorare sempre e solo nell’interesse della collettività, in modo disinteressato ma mai distaccati dalle voci che provengono dai cittadini che rappresentiamo e che ci hanno dato fiducia con il voto espresso nella cabina elettorale. Del mio impegno e del mio atteggiamento propositivo, anche nel ruolo di consigliere di opposizione, ne sono testimoni i consiglieri di maggioranza nelle commissioni e in consiglio, peccato però che spesso questo mio atteggiamento è stato scambiato per “opposizione preconcetta e strumentale”, cosa che gli ha impedito di cogliere sin dall’inizio il mio spirito collaborativo e disinteressato, subendo in più di una occasione attacchi personali non meritati. Onestamente non so se, da parte di chi governa, ci siano ancora i margini per correggere il tiro, se così non fosse l’unico modo per uscire da questa situazione è dare voce ai cittadini affinché Acri abbia un’altra possibilità.

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