STORIE DI PAESAGGI E PAESAGGI DELL’ANIMA…

di Emanuela De Marco

​Dall’escursione del 13 agosto scorso a Serr’e Vuda (Acri-Cs), incontro consecutivo all’iniziativa promossa dal Siluna Fest nella valle del Mucone, e nuovamente guidata dal prof. Angelo Vaccaro, attraverso rudimenti di botanica e geomineralogia sono riaffiorati veri e propri sentieri di ricerca antropo-storica.
Un nutrito gruppo di trekking -di autoctoni, e non-, ha ripercorso le tappe di azioni e innesti botanici sul territorio, ponendosi una domanda: gli interventi antropici contro le massicce manovre di deforestazione degli anni passati necessiterebbero di un ulteriore piano di sistemazione territoriale?
Camminando tra piante secolari, molte delle quali officinali, ci è permesso riscoprire come nella cultura tradizionale la natura fosse intimamente legata alla vita, prima che l’ondata progressista cancellasse dalla memoria gli ambienti naturali – nel più fortunato dei casi destinati ad inselvatichirsi-, determinando la perdita della percezione del paesaggio come elemento primario dell’identità culturale, e lasciandoci inermi davanti all’immagine di un territorio trasformato in discarica a cielo aperto, i cui iconemi sembrano ormai essere cemento, pali della luce, ripetitori, e immondizia…
Sotto lo strato di questi rottami, riflessi di identità perdute, è possibile osservare le pietre, le rocce e i disseminati detriti dell’età del ferro, la cui origine da antiche fornaci è stata per lungo tempo oscurata dalle leggende popolari, che tuttora associano gli stessi a un fantomatico vulcano e all’azione salvifica del Santo di turno…
E, ancora, ripercorrendo il percorso che porta a monte, altre letture del territorio possono emergere dalle stesse storpiature della toponomastica, quelle che la peggiore cartografia degli anni Cinquanta ha applicato nel segno di una lingua meno tellurica e più aulica, inguaiando la storia del paesaggio, ormai relegata a definizioni fantastoriche senza ne’ radici, né tantomeno legate a prassi visionarie o religiose: tra tutti è stato fatto notare il cartello d’ingresso di Serr’ e Vuda (‘vuda’: probabile origine dal nome di una specie vegetativa, o se vogliamo ricondurre il termine al verbo ‘volare’, potrebbe essere assimilato ad antiche pratiche eseguite per separare il grano in zone altamente ventilate) diventa Serra di Buda e, salendo la china del paradossale percorso di cancellazione, o involontaria ridicolizzazione della memoria, ‘Serra di Budda’ (scritta apposta sul cartello dagli operatori preposti alle linee telefoniche!).
Nella consapevolezza che ogni luogo ha, non un’unica storia, ma un cumulo stratigrafico di percorsi che si sovrappongono, a volte eludendosi a vicenda, e che ogni dato, anche quello più infimo, è utile per il nostro racconto, che avrà la forma di un rizoma -che accoglie tutte le voci, le immagini e le azioni, passate e presenti-, ci auguriamo di poter continuare ad affinare le nostre capacità di lettura, grazie all’intervento di guide esperte nel ricostruire la storia del nostro territorio, e il prosieguo del progetto nato come ‘Passeggiata paesologica’, gravida di passi verso discipline scientifiche di non facile accesso per tutti, tuttavia fondamentali anche per personalità provenienti da ambiti differenti, come quelli della ricerca poetico-creativa che, attraverso una consapevole e rinnovata percezione del tempo e del paesaggio, vorranno dialogare, ciascuno con le proprie modalità espressive, col territorio circostante: luogo dello sguardo, verso di sé e verso gli altri, luogo della memoria, del rifugio e rinascita esistenziale e comunitaria, la cui vita va preservata in resistenza agli scenari dei landscape of fear or desolation.


(Emanuela De Marco)