OPINIONE : La statua della libertà di Acri

Di Virgilio Costantino

Per vent’anni è stato relegato nei giardini del Liceo classico. Poi ctonsegnato ad un artigiano del posto per farlo restaurare. Infine, abbandonato alle spalle del sito di stoccaggio del cartone. È il monumento donato al Comune di Acri dall’artista Gino Scarfi nel 1984.
Le tre figure in piedi rappresentano lo Stato, la Chiesa e il Capitalismo. Abbracciate e con un’espressione un po’ così: l’Amministrazione governativa mentre urla imperiosamente, l’Istituzione religiosa mentre predica affannosamente e infine la ricchezza del mercato sarcasticamente ridente, assistono alla morte del soldato caduto a colpi di fucile. Ad impugnare l’arma lo Stato.
Una rappresentazione graffiante e provocatoria, ma non tanto, della guerra. Al lato una tabella: “Un monumento dedicato ai caduti e ai dispersi delle ultime due guerre”.
Un gruppo scultoreo che partecipò finanche alla Marcia della Pace di Assisi negli anni ’80 del secolo scorso. Poi la donazione al Comune di Acri grazie all’amicizia dell’artista con Angelo Gaccione, scrittore, poeta e tra i fondatori della Lega nazionale per il disarmo unilaterale, originario di Acri e che ora vive a Milano. Successivamente l’emarginazione. Infine l’abbandono come un rifiuto.

Fonte La Provincia di Cosenza