La grave denuncia di Angelo Romano

di Morena GALLO
COSENZA – «Siamo abituati a spaccare la lira con il sudore della fronte», inizia così il racconto di Angelo Romano, l’imprenditore acrese che ha subito un grosso furto di bestiame. Un colpo da maestri, che ha lasciato la sua famiglia, ma anche tanti dipendenti dell’azienda, con gravi problemi economici. «Ci hanno messi davvero in difficoltà, ma siamo pronti a ricominciare, perché teniamo all’azienda e a tutte le persone che ci lavorano». Non si scoraggia Romano, a cui sono stati portati via sessanta suini neri, tra cui quaranta ingravidati. Un grosso colpo, sicuramente ad opera di gente esperta che «chissà per quanto tempo ha studiato la zona» e al momento giusto agito. «Il danno non è soltanto economico. Stavamo sperimentando un metodo innovativo per allevare i suini. Usavamo il metodo biologico. Li selezionavamo, tanto da non avere alcuna coppia consanguinea». Un bel danno. L’azienda, grazie all’allevamento allo stato brado del suino nero calabrese, era riuscita a recuperare la specie, fino a pochi anni fa a rischio di estinzione. Farla rivalutare è lo scopo che l’azienda agricola Romano si è prefissa. Ma adesso continuare è difficile. Perdere 60 bestie, molte prossime al parto, non è cosa da poco. «Ho investito tempo e soldi in questa azienda, tramandatami da mio nonno – racconta Angelo – Ho speso tutto ciò che avevo per far diventare l’azienda di famiglia tra le più rinomate in Calabria. E non mi vergogno a dire che in tasca non ho una lira. Ho investito per non far scappare dalla Calabria i miei figli. E adesso, davanti a episodi di illegalità, ho lo scrupolo: ho fatto bene?».
Nell’azienda Romano «buttano sangue» tutta la famiglia. Per questo lui, davanti ad un furto così grande, quale quello subito di recente, non può rimanere con le braccia conserte. «Penso che dietro non ci siano dei semplici ladri. Parlo di organizzazioni più grandi, che hanno colpito e quasi annientato la mia azienda, ma soprattutto hanno preso di mira il comune di Acri, quell’isola felice, dove non si sono mai registrati casi simili». Romano non è l’unico negli ultimi mesi a cui sono stati rubati animali, mezzi agricoli ed altro. Insomma, cose indispensabili per continuare a lavorare. Continua: «Viviamo vicino all’azienda agricola, in cui alleviamo suini neri e coltiviamo, con la stessa passione dei miei nonni, ulivi secolari. Eppure chi ha deciso di derubarci ha seguito i nostri spostamenti. La sera del furto ci siamo allontanati per qualche ora, circa una e mezza. Proprio in quel lasso di tempo, apparentemente breve, i ladri hanno fatto tutto. Hanno rotto i cancelli, posizionato il mezzo, certamente specifico per trasporto animali, con il cassone aperto vero il recinto, poi hanno fatto impaurire i suini, che hanno tentato la fuga oltre il cancello, dove però c’era il camion che li ha catturati e portati via. Chiaro è che si tratta di gente esperte, anche perché le scrofe, che dopo qualche settimana avrebbero dovuto partorire, per ragioni sanitarie, si trovavano in un recinto nel recinto, anch’esso rotto». Angelo Romano la scena del furto sembra averla vista come un film che passa in tv. E invece è solo nell’immaginazione. Scene di quella notte non ne esistono, perché i ladri hanno fatto attenzione a passare dalle zone senza telecamere. L’azienda è videosorvegliata, essendoci anche l’agriturismo, ma i suini pascolano allo stato brado e nei recinti non c’è alcun sistema di controllo. Tutte cose, queste, che chi ha agito conosceva bene.
Ma non finisce tutto col furto. Angelo e i suoi figli sono stati minacciati e ricattati. «Telefonate anonime in cui ci dicevano di dimenticare questa storia e di non cercare più i suini». Si sono appellati a tutte le istituzioni, particolarmente all’Asl, che dei suini neri ha un’anagrafe, per cercare in qualche modo di recuperarne qualcuno, ma niente è stato fatto. «Mio figlio entrando in una macelleria del paese ha visto sfasciare un suino nero, senza documenti sanitari. Ha denunciato tutto all’Asl che con il prelievo del sangue avrebbe potuto verificare se si trattava di uno dei nostri. Ma a quell’accertamento non hanno provveduto». L’azienda Romano è stata lasciata da sola, ma non si arrende. «Ricominceremo da capo. Non abbandoneremo i nostri lavoratori e la nostra passione».

fonte: ACRI:INFO