La giornata del “perfetto” dipendente

di Pablo Petrasso

«Porca puttana, stamattina sono dovuto andare a Cosenza al lavoro, hai capito?». Quasi indignato, Angelo Gencarelli – che per la Dda di Catanzaro è il trait d’union tra il clan “Ruà-Lanzino” e l’ex assessore all’Agricoltura Michele Trematerra – si rivolge a un amico per rendicontare il guaio patito per “colpa” della pubblica amministrazione. E, in maniera fredda ed efficace, riesce a riassumere l’andamento della propria giornata di lavoro standard. L’ex consigliere comunale di Acri, finito in manette nell’operazione “Acheruntia”, spiega: «Non ci vado mai, scendo una volta a settimana, faccio scena, prendo i cioccolatini alle signore». E poi caffè pagato per tutti, «più cappuccini e brioche, mi leggo il giornale e me ne vado. E loro sono contenti». Non tutti, per la verità, ma sarà chiaro più avanti.
Nei faldoni di “Acheruntia”, i magistrati antimafia si soffermano a lungo su Gencarelli e sul suo incarico alla Regione, nel dipartimento Agricoltura. Un rapporto che, in altre forme, ha radici antiche. Lo stretto collaboratore di Trematerra, infatti, lavora dal 2000 per agenzie che forniscono personale alla Regione: dal 2000 al 2003 il suo nome compare negli elenchi di Calabria Lavoro; dal 2003 al 2008, invece, passa in “Why not”. L’ultimo step, però, è quello che entra nell’inchiesta. E lo colloca in “Calabria Lavoro”. Sembra «un dipendente di lungo corso», ma gli inquirenti non riescono a documentare «alcuna oggettiva attività lavorativa prestata per conto della Regione Calabria». A meno che cappuccini e brioche non rientrino tra i compiti da svolgere.
Altri due dipendenti vengono intercettati mentre discutono con Gencarelli del loro ruolo in Regione: soltanto uno di loro – quello con più competenze – sarebbe stato “costretto” ad andare a Catanzaro, da dove avrebbe redatto dei report che attestavano le giornate di presenza e le attività prestate da tutti e tre. Gli altri due sarebbero, in realtà, rimasti nella segreteria dell’allora assessore.
A fare cosa? Gencarelli lo (ri)spiega in un’altra telefonata: «Ci vado una volta ogni tanto, se c’è qualche amico che ha bisogno di una pratica la seguiamo».
Tanto, quando c’è qualche problema, pensa a tutto l’assessore. Il pagamento degli stipendi, ad esempio, viene sollecitato direttamente da Trematerra. Che, in un’occasione, trova un interlocutore attento. Si tratta di un dirigente del dipartimento. Il primo che si accorge delle tante assenze e, dice Gencarelli, «non vuole firmare le cose». È per questo che due dei tre lavoratori inseriti dall’assessore in dipartimento si mettono d’accordo per andare in ufficio e imporre la firma all’ingegnere che vuole far rispettare le regole. Non c’è niente da fare: nonostante l’inadeguatezza e lo scarso impegno, i due rimangono in forze al dipartimento Agricoltura, a Cosenza. Li manda l’assessore. Ai caffè ci pensano loro.